La storia del nostro olio ha radici antichissime.
Siamo abituati ad averlo sulle nostre tavole tutti i giorni, buono, aromatico e salutare. Ma sappiamo che dove viene e che storia racconta l’olio d’oliva, uno dei prodotti alimentari più antichi che l’uomo abbia mai consumato?
Il padre dell’olivo è l’olivastro, che è spontaneamente presente in Sardegna fin dalla preistoria, famosissimo quello plurimillenario di Sant’Antonio di Gallura, il cui tronco ha tale circonferenza che occorrono una ventina di persone per abbracciarlo. È molto probabile dunque che i nostri antenati nuragici utilizzassero regolarmente l’olio di olivastro, sia per l’alimentazione che per altri diversi utilizzi.
Per produrlo si servivano di vasche in pietra, sovrapposte e comunicanti con una fessura attraverso la quale filtrava, nella vasca inferiore, il liquido formatosi in quella superiore.
Con l’acqua calda si scioglieva la parte grassa della poltiglia ricavata mediante frantumazione delle drupe con pestelli. L’olio affiorante sull’acqua veniva raccolto e conservato nei doli.
Nelle zone interne dell’isola l’olio di olivastro veniva consumato per l’alimentazione, in quantità sempre più ridotte, fino agli anni ’50 del secolo scorso ed i nomi di località di chiara derivazione latina come Oliena e Ogliastra, dimostrano quanto seguita fosse la produzione dell’olio anche durante la denominazione romana.
Ma furono gli spagnoli a comprendere l’importanza per la Sardegna, da loro dominata, di un olivicoltura ben sviluppata, tanto che agli inizi del 1600 inviarono esperti per insegnare ai nostri agricoltori l’innesto degli olivastri e la piantagione di varietà ancora presenti come la Sivigliana e la Maiorchina.
Infine durante il regno sardo-piemontese la cultura olivicola fu incentivata a tal punto che venivano concesse onorificenze e titoli nobiliari ai proprietari terrieri in base al numero degli olivi piantati.
La maggior produzione di olio è sempre stata nella provincia di Sassari, che ancora oggi produce una buona percentuale dell’intera produzione sarda.
Le condizioni climatiche e le caratteristiche di questo territorio, infatti, ben si prestano alla coltivazione dell’olivo, tanto che sopratutto nelle colline circostanti Sassari e nelle campagne di Alghero il paesaggio è fortemente caratterizzato dal verde argenteo dei numerosi oliveti.
Nasce quindi a Sassari, nel 1968, il primo consorzio di produttori, fondato con l’intento di valorizzare la produzione olivicola, razionalizzando la produzione e migliorando la qualità.
La ricerca sulle migliori tecniche di coltivazione, sulla selezione delle migliori cultivar, sulle tecnologie per la lavorazione si evolve a tal punto che, oggi, molti oli extravergine della Sardegna, caratterizzati spesso da un gradevolissimo aroma fruttato, tutelati da una DOP ed ottenuti da coltivazione biologica, rappresentano una punta di eccellenza nella già rinomata produzione italiana.